Covid in gravidanza

Infiammazione, infezione e COVID in gravidanza. Come sconfiggere il male del ‘DOGMATISMO’ nemico della verità.

L’evidenza scientifica emersa nella seconda metà del secolo scorso indica che l’infiammazione gioca un ruolo primario nella patogenesi delle principali complicanze ostetriche, fra le quali l’aborto, la morte del feto, il parto prematuro e le sindromi fetali correlate, come encefalopatia, insufficienza respiratoria da malattia a membrane ialine del polmone, enterocolite. Esiste uno stretto legame tra infiammazione e infezione, ma molto più frequenti sono le infiammazioni sterili, cioè non correlate con il contagio di virus o batteri. Le cause di queste infiammazioni sono note da molto tempo, ma non sono tenute nella giusta considerazione sul piano clinico. Esse richiedono una efficace e continua terapia antinfiammatoria per tutta la durata della gravidanza. Al contrario, si tende a dare maggiore importanza agli effetti collaterali dei farmaci antinfiammatori, ignorando l’aforisma di Paracelso, secondo il quale non è la loro natura ma la dose sbagliata a causare effetti avversi: dosis facit venenum.

L’antico paradigma secondo il quale l’infiammazione procede dalla infezione è da considerare obsoleto. L’infiammazione gestazionale ha generalmente una genesi autonoma. Essa va intesa come uno sbilanciamento dei normali mediatori delle funzioni organiche (citochine, peptidi, nucleotidi, prostanoidi). Questi infatti, in rapporto alla quantità e all’ordine del loro rilasciamento sono coinvolti sia nella fisiologia che nella patologia della gravidanza.

La deviazione di questi fattori verso l’infiammazione, che si indica con la sigla Th1, è contraria ad un esito favorevole della gravidanza. La regolazione dei mediatori cellulari della gravida è compito del feto. Questa nozione deriva anche da miei studi che hanno dimostrato uno sbilanciamento del Sistema delle citochine e degli attivatori del plasminogeno, un aumento dell’endotelina, e una alterata regolazione dei recettori dell’adenosina nel compartimento fetale in presenza di alterazioni cromosomiche. Queste alterazioni provocano infiammazione, coagulazione, ostacolo alla circolazione utero-placentare, e sfociano nella perdita della gravidanza, e a volte anche in gravi complicanze materne. Tutto ciò è ampiamente documentato, ma la pratica clinica è sempre ferma al palo di errori terapeuti inaccettabili.

Si arriva addirittura a favorire la vaccinazione, innescando così l’infiammazione, invece di combatterla. La pressione mediatica finalizzata alla diffusione acritica dei vaccini ha forzato la creazione della categoria dei cosiddetti ‘fragili’ nella quale sono state incluse immotivatamente anche le gestanti. Il motivo addotto da sedicenti esperti per convincere gli ignoranti di immunologia gestazionale è il seguente: per accettare il prodotto del concepimento estraneo al suo organismo a causa della sua componente di origine paterna, la madre deve ‘abbassare le difese immunitarie’, e dunque si ammala più facilmente e più gravemente. Questo concetto, vero nella premessa (perché il feto è veramente costituito per metà della componente genetica paterna) è falso nella conclusione, perché la gestante non abbassa affatto le difese immunitarie che la proteggono dalle malattie infettive, né da altre malattie. Si può dire al contrario che il sistema immunitario materno si rafforza. Di conseguenza le gestanti si ammalano di meno e in forma meno grave di malattie infettive, di polmonite batterica o virale, di COVID. Chi afferma il contrario lo fa per un errore nella raccolta dei dati clinici, o per una loro lettura non corretta, o infine per mero interesse. Tutto ciò è evidente nella letteratura scientifica, ma viene di fatto negato con arroganza da parte di esperti di nomina politica, che accettano teorie prive di fondamento e le impongono per legge.

L’atteggiamento autoritario dei responsabili politici delle scelte sanitarie, scaturisce dunque dall’ignoranza, ed è sfociato nel peggior male dell’arte medica: il dogmatismo.

Il dogmatismo è l’adozione di principii sui quali non è ammesso il dubbio, e dunque è estraneo al metodo di ricerca scientifica della verità.

La Medicina si è potuta sviluppare nei secoli soltanto grazie al criticismo, che è l’opposto del dogmatismo. Difatti ogni risultato della ricerca scientifica (cosiddetta ‘scientia condenda’) deve essere confermato al vaglio critico di altri ricercatori prima della sua inclusione nella conoscenza fondata (‘scientia condita’). Purtroppo ai giorni nostri questo procedimento viene ampiamente disatteso. La verifica del sapere medico si riduce all’analisi statistica dei dati, mentre se ne ignora l’analisi critica dei concetti sui quali si fonda l’esperimento. Questa tendenza predomina nella cosiddetta ‘medicina basata sull’evidenza’ (dove per ‘evidenza’ si intende quella statistica), spalanca le porte allo sfruttamento della ricerca a fini di lucro, e ne mina alla base la credibilità.

Per porre rimedio a questi inconvenienti è necessario liberare la ricerca medica dai finanziamenti delle case farmaceutiche, imponendo loro tasse destinate a finanziare test pubblici indipendenti. Bisogna inoltre dare libero accesso via internet ai dati e ai protocolli di studio per un esame rigoroso da parte di terzi. Queste proposte sono state formulate in un articolo sul British Medical Journal, intitolato “L’illusione della medicina basata sull’evidenza”, un vero e proprio atto di accusa contro il sistema degenerato della ricerca medica, che fra l’altro ha avuto conseguenze disastrose nella fallimentare gestione della Sanità Pubblica a seguito della recente cosiddetta pandemia.

 

Per la chiarezza con la quale l’articolo esprime l’allarmante degrado della ricerca medica, ritengo importante riportarne di seguito la traduzione pressoché integrale.

L’illusione della medicina basata sull’evidenza.

Jon Jureidini, Leemon B. McHenry. The illusion of evidence based medicine. BMJ 2022;376:0702 http://dx.doi.org/10.1136/bmj.0702. 

L’avvento della “medicina basata sull’evidenza” è stato un modello inteso a fornire un solido fondamento scientifico all’Arte Medica. Tuttavia i test clinici sui quali si fonda la validità di questo nuovo paradigma sono in massima parte eseguiti dalle industrie farmaceutiche e riportati a nome di accademici con funzione direttiva. La pubblicazione di documenti dell’industria farmaceutica in precedenza riservati ha fornito alla comunità medica una chiara visione del grado in cui i test clinici sponsorizzati dall’industria vengono fraintesi (1-4). Fino a quando questo problema non verrà corretto la medicina basata sull’evidenza rimarrà una illusione.

La filosofia del razionalismo clinico, proposta dal filosofo Karl Popper, auspicava l’integrità della scienza e del suo ruolo in una società democratica aperta. Una scienza realmente integra sarebbe quella nella quale i medici non siano intenti ad aggrapparsi alle amate ipotesi, ma prendano sul serio gli esiti dei più rigorosi esperimenti (5). Questa idea, tuttavia, manca alle corporazioni, nelle quali l’interesse finanziario prevale sul bene comune. La Medicina è largamente dominata da un piccolo numero di aziende farmaceutiche molto grandi, che sono in competizione nella condivisione del mercato, ma sono efficacemente unite nei loro sforzi di espanderlo.

Lo stimolo frettoloso alla ricerca biomedica dovuto alla privatizzazione è stato celebrato dai campioni del mercato libero, ma le inattese conseguenze a lungo termine sono state gravi per la medicina. Il progresso scientifico è contrastato dalla proprietà dei dati e della conoscenza perché l’industria elimina i risultati negativi dei test, manca di riportare gli eventi avversi, e non condivide i dati grezzi con la comunità della ricerca universitaria. I pazienti muoiono a causa dell’impatto negativo degli interessi commerciali sull’agenda di ricerca, sulle Università e sui responsabili del controllo. La responsabilità dell’industria farmaceutica verso i suoi azionisti comporta di dare priorità alle strutture della loro potenza gerarchica, alla fedeltà verso il prodotto e alla propaganda nelle pubbliche relazioni, al di sopra della integrità scientifica. Per quanto le Università siano sempre state istituzioni elitarie facili da influenzare mediante finanziamenti, esse accampano la pretesa di essere i guardiani della verità e la coscienza morale della società. Ma a fronte degli inadeguati finanziamenti governativi, esse hanno adottato un approccio di mercato neo-liberale, cercando attivamente finanziamenti delle industrie farmaceutiche in termini commerciali. Ne è risultato che i dipartimenti universitari sono diventati strumenti commerciali: attraverso il controllo dell’agenda di ricerca, la scrittura di articoli per giornali scientifici e l’educazione medica continua, gli accademici sono diventati agenti per la promozione di prodotti commerciali (6). Quando gli scandali che coinvolgono l’associazione “industria-accademia” vengono alla ribalta dei mezzi di comunicazione di massa la credibilità delle università si indebolisce, e la visione di una società aperta è tradita.

La corporazione universitaria compromette anche il concetto della leadership accademica. I decani che avevano raggiunto la loro posizione di comando grazie a distinti contributi alla propria disciplina sono stati rimpiazzati con procacciatori di fondi e manager universitari, che vengono spinti a dimostrare la loro redditività o la capacità di attrarre sponsor. In medicina, coloro che hanno successo nelle università hanno probabilità di diventare opinionisti-chiave (KOLs = key opinion leaders, in gergo commerciale), le cui carriere possono avanzare grazie alle opportunità offerte dall’industria. I KOLs vengono selezionati in base ad una complessa serie di attività di tracciamento del loro profilo eseguita dalle aziende, per esempio i medici vengono selezionati sulla base della loro influenza sulle abitudini di prescrivere farmaci degli altri medici (7). I KOLs vengono cercati dalle industrie sulla base della loro influenza e del prestigio che le loro affiliazioni universitarie conferiscono al marchio dei loro prodotti. In qualità di membri retribuiti dei comitati consultivi e dell’ufficio dei relatori delle aziende farmaceutiche, i KOLs presentano i risultati dei test industriali alle conferenze mediche e nelle loro lezioni accademiche. Invece di agire come scienziati indipendenti e disinteressati e di valutare criticamente le prestazioni del farmaco essi divengono direttori commerciali identificati come ‘campioni di prodotto’. Per ironia, sembra che i KOLs sponsorizzati dall’industria godano molti vantaggi della libertà accademica, supportati come sono dalle loro università, dall’industria e dagli editori dei giornali, affinché esprimano le loro opinioni anche quando esse sono incongruenti con la reale evidenza. Mentre le università mancano di correggere le interpretazioni errate della scienza da parte di queste collaborazioni, i critici dell’industria devono affrontare le espulsioni dai giornali, le minacce legali e la potenziale distruzione della loro carriera (8). Questo gioco irregolare era esattamente ciò che preoccupava Popper, quando scrisse sulla soppressione e sul controllo dei mezzi di comunicazione scientifica (9). La preservazione delle istituzioni destinate a promuovere l’obbiettività e l’imparzialità scientifica (cioè i laboratori pubblici, i periodici scientifici indipendenti e i congressi) è interamente alla mercé del potere politico e commerciale; gli interessi acquisiti prevarranno sempre sulla razionalità dell’evidenza (10). Le autorità di controllo ricevono finanziamenti dall’industria ed usano test finanziati ed eseguiti dall’industria per approvare i farmaci, in molti casi senza prendere visione dei dati grezzi. Che fiducia possiamo avere per un sistema in cui viene permesso alle aziende farmaceutiche di marchiare i loro prodotti fatti in casa, invece di farli testare da esperti indipendenti come parte di un sistema di controllo pubblico?

È improbabile che governi indifferenti e controllori vincolati intraprendano i cambiamenti necessari per liberare del tutto la ricerca dall’industria e ripulire modelli di pubblicazione che dipendono dagli introiti della stampa, della pubblicità e degli sponsor.

 

Bibliografia

1 Steinman MA, Bero LA, Chren MM, Landefeld CS. Narrative review: the promotion of gabapentin: an analysis of internal industry documents. Ann Intern Med 2006 ;145:284 -93. doi: 10.7326/0003-4819-145-4-200608150-00008 pmid: 16908919

2 Mukherjee D, Nissen SE, Topol EJ. Risk of cardiovascular events associated with selective COX-2 inhibitors. JAMA 2001 ;286:954 – 9. doi: 10.1001/jama.286.8.954. pmid: 11509060

3 Doshi P. Pandemrix vaccine: why was the public not told of early warning signs?BMJ 2018 ;362:k3948doi: 10.1136/bmj.k3948.

4 Jureidini J, McHenry L, Mansfield P. Clinical trials and drug promotion: Selective reporting of Study 329. Int J Risk Saf Med 2008 ;20:73 -81doi: 10.3233/JRS-2008-0426.

5 Popper K. The Logic of Scientific Discovery. Basic Books, 1959.

6 Bok D. Universities in the Marketplace: The Commercialization of Higher Education. Princeton University Press, 2003.

7 IntraMed. Criteria Used to Develop Influence Score. 2008. https://www.industrydocumentslibrary.ucsf.edu/drug/docs/#id=shbn0225

8 Schafer A. Biomedical conflicts of interest: A defense of the sequestration thesis—Learning from the cases of Nancy Olivieri and David Healy. Journal of Medical Ethics. 2004;30:8-24.

9 Popper K. The Poverty of Historicism. Routledge, 1961: 154 – 5.

10 Howick J. Exploring the asymmetrical relationship between the power of finance bias and evidence. Perspect Biol Med 2019 ;62:159 -87. doi: 10.1353/pbm.2019.0009 pmid: 31031303

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